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Parola del mortale
che d’ogni cosa teme,
l’imperscrutabile morte
e sul davanzale speme….
quando gravido soggiunge
come nero nembo
sul duro destino,
il cattivo presagio,
ed il volto s’oscura
sotto il velo di mestizia;
sentore di morte,
dov’è l’antica armonia
e la luce
che i suoi occhi nutre?
Che ne è dei colori e delle forme?
Geme la terra
contesa ed incerta,
forte è la minaccia..
Sospirar della notte
nel canto del grillo,
in attesa del dardo divino, che l’accende..
Sorgi in ogni notte
meraviglioso sguardo celeste,
brivido sulla pelle
e l’ora si arresta,
e trapassa
dove germoglia l’eterno,
nel silenzio del mondo perfetto…
Precipito in questa quiete
senza un sopra ed un sotto
un vicino ed un lontano…
Tutto sfuma e
l’innocenza e l’incanto
del compiuto ritorno d’ogni cosa
in ciò che è,
mi rapisce…
Sorgi in ogni alba
scintilla dall’esile figura
e divampi nell’anima mia;
brivido, sussulto, tumulto
e l’ora perde l’ora
e perfetta riposa.
Questo sorso di felicità
avidamente bevuto
dal calice dell’attimo,
e già desideriamo
aprire
i cancelli del cielo,
ma le nostre segrete
stan sulla terra
ed il latrato dei cani
fan ben da guardia,
e volteggia come aquila
l’anima che non si è assopita,
impaziente,
amante e sposa,
avventuriera libera.
Un sorso di gioia,
un tarlo nella testa,
l’inquietudine nel cuore…
Il sapore amaro del tempo
ancora ci nasconde,
la paglia si consuma,
di fragile creta son tutte le cose…
- VETRINA LETTERARIA -
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