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Voglio cantare come i viandanti
sullo sterrato che confina col grano;
voglio cantare come alla vendemmia
quando il grappolo riempie la cesta;
voglio cantare come i mastri
sull’impalcato a cento metri da terra;
voglio cantare come gli uomini
che affidano al vento la vela
con la voglia di andare, solo di andare...
Canto invece come i poeti,
m’arrotolo nel verbo, scavo la parola,
ricerco metafore, m’arrampico sull’iperbole,
riempio solo così il vuoto del tempo.
Pericolosi i poeti nel loro dolore,
si piangono addosso trovando l’orgasmo,
amici della solitudine e degli abbandoni,
unici depositari di patetici amori.
Imparerò un giorno a cantare come i viandanti,
come i vendemmiatori tra i tralci,
come l’uomo della strada
che spinge la sua anima incontro la giorno.
Nel manto più grigio
dell’uomo ora stanco
resistono chiazze
che non voglion morire:
... isole di gioventù.
Un accento romano,
la voce di un padre
e i caldi consigli,
le strade percorse:
... isole di ricordi.
Un abbraccio sincero
di donna bambina,
un seme d’intesa
di amica e sorella:
... isole di amore.
Un segno di croce
nel primo mattino
per i tanti doni,
a volte perduti:
... isole di fede.
(1989)
Guarda il mare! Torna sempre a te,
anche se non lo chiami.
Guarda il mare! Si raccoglie in flutti,
si fa spuma, morbida onda,
va e viene, rassicurante grembo,
spietato dio.
Guarda il mare! Specchio del cielo,
come cambia colore.
Avvolge nel turchese,
minaccia nel grigio,
inghiotte con scuri cobalti,
accarezza con verde di prato.
Guarda ora me! Sì guardami,
coi miei mulinelli d’umore,
coi miei picchi d’amore,
non somiglio anch’io al mare?
- VETRINA LETTERARIA -
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