Note flautate
esalate da canne
di terre lontane
fanno sentire
un nostalgico lamento
quasi un tormento
… dispensate su marciapiedi
per raccatar monete
di gente spesso indifferente
che distrattamente ascolta
evitando quegli occhi
che racchiudono
un melanconico languore
Quelle note
fanno male se le ascolti
… si raccontano da sole,
risvegliando dirupi, foreste,
visuali aperte
troppo grandi per gli occhi
… e s’emana da quei legni
per riportarne il cuore
Potessi mostrare
l’espandersi dell’anima
rimarrei confuso
di quanto possa rivelare
Luce che rifulge
o buio fitto
che si stende su ogni dove
Può unirsi al sole
a ridestar la conoscenza
o a tenebra notturna
che incute ogni paura
E questo scrigno
simbolo e mistero
abbraccia a cerchio
quanto vi sta dentro
Si potrebbe percepire
che l’icona che ti veste
la notte fa cadere
… o incute timore
per l’oscurità
in cui avvolge
Creature d’amore riarse,
di supplici brame velate
che allertano i sensi
di chi andate cercando
perché colga l’aroma
che s’emana dai vostri meandri
a richiamo di occhiate,
un sorriso sottecchi
che dica la gioia
di spiccar la corolla
… e appena lo sguardo vi tocca
l’iride s’adombra di sole
che dona colore:
risalto di tinte abbozzate
… scordate ogni male
di tergo gettate
vestendo sembianze
di creature divine
intente a far nuova la vita
… e si stende un sorriso sul viso
specchiato nell’altro
che accerta un incontro
creature sospese
tra mille paure
ma pronte alla danza
che cerca la giusta distanza
e la cadenza
… e in quel firmamento
venite rinchiuse e sospese
in precario presente
che adombra ogni oltre,
fintanto che sveli l’un l’altro
il riscontro di un’eco
… e si rompe l’incanto
- VETRINA LETTERARIA -
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